Passione, entusiasmo e amore per l’innovazione sono solo le prime caratteristiche che possiamo ricordare quando si parla della realtà imprenditoriale Ceci.
Forte di una tradizione famigliare radicata sin dai primi anni novanta, la cantina Ceci ha trovato la forza e le energie per dedicarsi alla rivalutazione di un prodotto, il Lambrusco, che è stato in grado di sovvertire, con eleganza e un pizzico di azzardo, il panorama di quella che sta diventando una sempre più classica offerta vinicola.
L’attenzione della cantina ha come soggetto principale un territorio generoso, una terra verdiana che dona, con prepotente ricchezza, un vino fresco, frizzante, dal corpo ricco e deciso.
Alessandro Ceci sottolinea, con energica passione, l’importanza di un’identità territoriale, presente, forte, che offre la possibilità della scoperta appassionata di un vitigno dalle molteplici potenzialità.
Vanto della famiglia Ceci quello dell’aver portato all’interno del mondo vinicolo l’onda di un nuovo interesse verso un vino per il quale, troppo spesso, non è stata nutrita la giusta attenzione.
Possiamo dunque chiederci quale sia stato il grande segreto nascosto dietro la valorizzazione, quanto mai riuscita, di questo storico vino della bassa parmense.
L’offerta commerciale Ceci sorprende, provoca, riesce a presentarsi in una veste accattivante e nuova grazie ad un packaging dall’estremo fascino, che ha portato la cantina nella rosa delle “fashion wineries” internazionali.
Questa bottiglia, pioneristica, porta sul mercato quello che mai si sarebbe pensato di poter ricevere da un Labrusco: raffinatezza, eleganza, esclusività.
Ora morbida al tatto, ricoperta di velluto, ora metallizzata e multicolor, tempestata di Swarowsky, dall’insolita base quadrata, poi ancora nera, lucida, sapientemente adagiata nel ricreare la forma di un decanter, sempre sorprendente, magica, irreale quasi. La bottiglia Ceci sorprende ogni volta, alzando sempre la metaforica asticella di un eccellenza del packaging che compete ai massimi livelli.
In un panorama in cui il mondo enologico diviene esperienza di consumo, dove il vino viene percepito come motore dell’identificazione territoriale, sottolinea il prof. Andrea Rurale (docente di Marketing Communication e di Consumer Behaviour, dipartimento di Marketing), la ricerca dell’unicità del brand passa attraverso un cliente che cerca il contatto con il prodotto, che vuole percepire l’“anima” di ciascuna bottiglia, che richiede un impatto visivo “tramite” di una relazione cercata e voluta con il bene di consumo.
La presentazione estetica, come argomenta la Prof.ssa Karin Maria Laura Zaghi (docente di Visual Merchandising, dipartimento di Marketing), svolge la duplice funzione di educazione e informazione verso il prodotto, “il prodotto è ciò che può essere trovato altrove, l’esprienza all’interno di ogni punto vendita è ciò che porta il vero marchio dell’unicità”.
Una conferenza appasionata e appassionante che porta sotto i riflettori l’esperienza di un marketing che lo stesso A. Ceci ha definito “storico – territoriale”, che spiega con semplicità e pazienza la storia di una delle poche aziende che ha donato all’estetica del proprio vino l’importanza di un’innovazione costante, originale, attenta.
La cantina Ceci regala con emozionante dedizione una nuova prospettiva verso cui guardare un vino che esplora le sue molte declinazioni, che si lascia addirittura viziare da una vinificazione che lo porta con innata eleganza e originalità nel mondo della “bollicina bianca”, attraverso una limited edition da dieci cromie, la “Wine Color Therapy”.
La famiglia Ceci stravolge con sapienza la visione del Lambrusco, lo rende protagonista magnifico di un approccio sensoriale che stupisce la vista, sorprende il tatto, e ovviamente delizia, con incredibile maestria, il nostro gusto.
di Celeste Di Pietro