L’etichetta del Chakra Rosso sembra un frammento d’arte contemporanea di un’artista.
Dopo una serie di esperimenti Giovanni Aiello ha brevettato un metodo di impronta per realizzare una serie di puntini che sintetizzano il “valore della manualità e dell’artigianalità”.
Viene impiegato uno stampo costituito da una serie di chiodi attaccati a una tavoletta di legno, le cui testine di dimensione diversa vengono intinte nel colore, per poi essere appoggiate delicatamente su una pellicola trasparente adesiva.
Ecco realizzata un’etichetta unica che caratterizza la linea di vini di quest’azienda pugliese. Ciò che mi ha stupito è il fatto che i puntini dell’etichetta erano i veri protagonisti della scena, e non il nome Chakra Rosso, scritto “solo” in un cartoncino legato al collo della bottiglia.
Ma perché questa scelta?
Approfondendo la storia di Giovanni Aiello ho scoperto che per realizzare queste bottiglie si è ispirato alle tecniche di pittura degli aborigeni australiani che disegnavano a mano puntino per puntino usando i colori come simboli. Come per gli aborigeni, così per Giovanni l’arte simbolica è il modo per raccontare la sua storia segreta, comprensibile solo a chi vuole davvero conoscerla.
Ecco perché “sono bottiglie che prima ti devono colpire visivamente e poi devi guardare dietro quello che ci sta scritto.”
Può sembrare bizzarra l’idea di chiamare un’intera linea di vino Chakra. Molti potrebbero pensare a una trovata pubblicitaria, a una parola ad effetto per richiamare l’attenzione. Ma la scelta di questo termine nasconde una verità ben più profonda: i chakra sono i punti di raccolta e di intercettazione della forza vitale.
Per Giovanni i suoi vini non sono altro che “la fusione delle energie di terra, aria e uomo”, il cui equilibrio perfetto si realizza in bottiglia.
Giovedì sera abbiamo avuto modo di degustare il Chakra Rosso, la cui peculiarità risiede nella tecnica usata per la vinificazione, definita “vendanges entières” e utilizzata per secoli nelle più prestigiose domaines della Côte d’Or in Borgogna.
I grappoli, accuratamente selezionati, vengono utilizzati interi nei tini aperti: in questo modo l’eleganza del vino viene potenziata ed esaltata, snellendone il corpo e arricchendone il bouquet. Il vitigno autoctono utilizzato per il Chakra Rosso è il Primitivo, coltivato sui terreni tra Castellana Grotte e Alberobello. Il risultato è un vino “irregolare, insolito, singolare: proprio come piace a noi”, come lo descrive lo stesso Giovanni Aiello.
E cosa dire allora? Non vediamo l’ora di degustare gli altri vini di questo bravissimo enologo per amore, nella speranza di riuscire a capire un po’ di più la storia del territorio pugliese e dei sui vini.
Anna d’Ovidio