Giovedì 23 novembre B.wine ha organizzato un’inconsueta degustazione per scoprire le caratteristiche e le curiosità che contraddistinguono i cosiddetti “vini eroici” di montagna.
Il primo vino è il Petite Arvine, un bianco giallo paglierino dall’alta bevibilità, al palato equilibrato, con una punta di vivida mineralità.
Al naso si possono cogliere le note floreali del gelsomino e della peonia che, combinate alle fragranze degli agrumi, hanno permesso di percepire un bouquet fresco e sapido.
Se il Petite Arvine è unico nel suo genere, la cantina Les Cretes che lo produce è altrettanto originale.
Si tratta di un’architettura decostruttivista, fortemente legata al territorio della Valle d’Aosta.
La vite trova il suo habitat ideale sui terrazzamenti ventilati che si estendono lungo la valle centrale e salgono a ridosso della montagna. È proprio dalla forma delle Alpi che l’architetto Domenico Mazza ha tratto ispirazione per la realizzazione di questa spettacolare architettura. Il tetto dell’edificio ricorda le sommità delle montagne, che è possibile ammirare dall’interno del complesso grazie alle grandi vetrate presenti sulle pareti. In facciata geometrie semplici inclinate si compenetrano le une con le altre, andando addirittura a fondersi con il terreno. Ciò che salta subito agli occhi è l’inconsueto accostamento di pareti intonacate, in cui sono presenti fessure verticali e orizzontali, e muri in cemento armato e pietra. Questi dettagli sono stati volutamente messi in risalto dall’architetto per trasmettere l’idea di “Rifugio del vino”, concetto che si materializza nella cantina stessa. Gli elementi strutturali e paesaggistici, nella loro totalità, creano una simbiosi perfetta tra modernità e tradizione, che risulta quindi essere il fattore caratterizzante di questa cantina.
Il secondo vino, il Muller Thurgau è, anch’esso, profondamente legato al territorio in cui è stato prodotto. La peculiarità di questo vino bianco della Valle di Cembra risiede nel processo di vinificazione: i grappoli d’uva vengono raccolti a mano nella terza decade di settembre, per poi essere sottoposti a pressatura. Dopo la decantazione del mosto avviene la fase di fermentazione, realizzata a temperatura ambiente in appositi serbatoi d’acciaio inox. L’affinamento, che precede l’imbottigliamento, ha una durata variabile, dai 4 ai 5 mesi. Il prodotto finito, che abbiamo avuto il piacere di degustare, racchiude al suo interno un aroma deciso, risultato del connubio tra fragranze fruttate e floreali, con punte di mineralità.
Tale freschezza è resa grazie alla collocazione della cantina in un bacino porfido, roccia che conferisce ai vini sapidità e persistenza.
Ultimo ma non meno importante è il S. Maddalena DOC Classico Huck am Bach, un vino rosso rubino pieno e persistente al palato, prodotto da un blend di vitigni autoctoni tipici dell’Alto Adige: la Schiava e il Lagrein.
L’attenzione della cantina Bolzano è quello di garantire standard qualitativi elevati dei propri prodotti. Questo impegno si concretizza nell’adozione di procedure moderne applicate alla fase d’affinamento: eliminati i peduncoli, le uve rosse fermentano insieme a tutte le parti preziose degli acini, per poi essere poste all’interno di pregiate botti di rovere dove il vino completa la sua maturazione.
Potendo contare sulla collaborazione di 220 soci, il motto di questa cantina – “La natura crea le basi, la passione fa fiorire le viti” – appare come una frase poetica ma densa di significati messi in pratica dalla dedizione di questi viticoltori.
Queste cantine sono accumunate dalla straordinaria passione per il vino, da una solida identità territoriale e dalla volontà di ricercare e sperimentare nuove combinazioni e metodologie per soddisfare al meglio i propri clienti. È questo, unito a un know-how specifico del terroir e del processo di vinificazione, a rendere i vini di tali cantine delle eccellenze italiane apprezzate in tutto il mondo.
Anna d’Ovidio
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