Excellence is an attitude
Il Merano WineFestival è il primo evento organizzato in Europa, che dal 1992 ha scelto l’eccellenza come metodo di paragone, in un ambiente elitario e raffinato. Il primo a realizzare un percorso sensoriale con un unico calice ed il primo evento ad essere denominato WineFestival.
Il Merano Wine Festival è un incontro e una condivisione di storie di eccellenza vitivinicola tra esperti: produttori, professionisti del settore, opinion leader e consumatori. Un punto di riferimento esclusivo nell’enogastronomia nonché un marchio di qualità.
Al Merano Wine Festival, The Wine Hunter premia le eccellenze enologiche e gastronomiche in base a principi di qualità ed eccellenza.
L’Award, il marchio di qualità, è suddiviso in 3 diversi livelli d’importanza: Rosso, assegnato ai vini con un punteggio da 88 a 89,99; Gold a quelli con un punteggio da 90 a 94,99 ed infine Platinum che premia i vini con punteggio pari a 95 e oltre, riservato a solo 25 vini.
TheWineHunter è un cacciatore di vino, un predatore di eccellenze enologiche che conta su una spiccata sensibilità, sull’esperienza, sulla cultura e sul costante affinamento del palato.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Helmuth Köcher, presidente e fondatore del Merano WineFestival, amministratore unico di Gourmet’s International e WineHunter.
“Solo l’eccellenza deve rimanere.
Perché abbiamo bisogno del meglio: studiarlo, trovarlo, crearlo. E abbiamo bisogno di condividerlo con chi ci sta intorno”. HK
TheWineHunter è : ricerca, scoperta, condivisione delle eccellenze figlie del perfetto connubio fra passato e futuro. Solo il meglio, in ogni sua forma.
- L’eccellenza è la caratteristica alla base dell’idea del “WineHunter”, come avviene il processo di selezione di un vino Campione?
“Le aziende che intendono partecipare ai processi di selezione per il Merano Wine Award possono scegliere fino a 5 etichette della propria cantina e portare tre bottiglie per ognuna di essa. Una bottiglia è la Riserva, le altre due vengono utilizzate, una, per il primo assaggio valutativo e, se superato, l’altra viene aperta per la fase finale. Ogni anno vengono inviati circa 5 mila vini suddivisi in sette commissioni d’assaggio, composte a loro volta da tre fino a cinque persone: un coordinatore esperto di vino, una persona che magari lavora sia nel settore del vino che in quello gastronomico, un giornalista e un sommelier. Il tecnico non è indispensabile, perché l’obiettivo principale non è quello di focalizzarsi sugli aspetti tecnici, ma più che altro valutare in proiezione al consumatore finale.”
- Cosa differenzia in termini di aspettative, processi e parametri questo premio dagli altri sul mercato?
“Non ci sono tante differenze se non i principi di confronto, conoscenza e incontro sui quali si basa il nostro concetto di valutazione.
Spesso capita che le degustazioni avvengano alla cieca, in grandi stanze dove i responsabili degustano i vini con una certa rigidità e danno una propria valutazione. La seleziona della commissione TheWineHunter è più aperta alla discussione.
La degustazione è un momento molto personale, influenzato da tantissimi fattori, anche per esempio dal semplice fatto che fuori stia piovendo. Esistono infinite variabili che rendono la degustazione difficile. Bisogna essere capaci di valutare un vino non così come si presenta in quel momento ma riuscirne a capire le evoluzioni. Io devo dare un giudizio ed esser convinto che se io tra un anno assaggio questo vino questa valutazione sarà la stessa.
Quando il calice è lì davanti ai “giudici” della commissione, inizia la discussione, si parla del vino, si da’ una valutazione iniziale, si analizzano le provenienze e le annate. È fondamentale degustare un vino con la consapevolezza che è finalizzato alla vendita e quindi al consumatore.
È importante quindi, a differenza di altri casi probabilmente, che il vino non sia anonimo. Alcune giurie inoltre calcolano la media delle votazioni con l’unica attenzione ad eliminare gli outlier, nel nostro caso si cerca di arrivare ad un giudizio unanime grazie al continuo confronto.”
- Non sarebbe quindi opportuno dilazionare i tempi in modo da degustare lo stesso vino in diversi momenti?
“Questo sarebbe l’optimum, ma la degustazione è anche un lavoro professionale ed ha bisogno di tanti finanziamenti. Tanto per cominciare assaggiamo 5000 vini e sarebbe difficile organizzare le stesse sessioni in diversi momenti. Inoltre per l’azienda produttrice è fondamentale avere una valutazione quasi immediata.”
- Qual è il livello di imparzialità, soprattutto a livello del palato, quando si assaggiano diversi vini l’uno dopo l’altro?
“I criteri di valutazione si basano sulla propria esperienza e talvolta, questa è la difficoltà, non si riesce ad essere del tutto neutrali. Ad esempio se io assaggio un vino che ha degli aromi o dei sapori molto forti e successivamente uno molto più morbido sicuramente il giudizio cambia rispetto all’ordine invertito degli assaggi. Per cercare di evitare questa confusione di sapori cerchiamo di diversificare i vini in ordine di assaggio in modo da mantenere sempre attivo le papille gustative. Non posso quindi valutare dieci bottiglie di Barolo in maniera continua perché il palato si abitua, e non si riescono più a percepire in maniera neutrale e precisa tutti gli aromi. Avere dei vini tanto differenti l’uno dall’altro può essere sicuramente un aspetto positivo che aumenta l’imparzialità.”
- Com’è stato passare dalla valutazione enologica a quella gastronomica?
“I principi di valutazione restano gli stessi cambiano i protagonisti. Mi avvalgo di chef e professionisti del settore con un’ampia esperienza alla base. Tuttavia i criteri restano gli stessi, cerco sempre di evitare gli aspetti troppo tecnici non riconoscibili al consumatore finale. Per noi è importante comunicare la qualità e se la qualità è eccellente la si può comunicare senza doverne raccontare i tecnicismi. Gli chef e gli esperti sicuramente sono un importante filtro, i prodotti tipici sono un mondo molto variegato ma l’eccellenza è quello che rimane.”
“Sembra ieri che insieme a due amici avevo pensato di trasformare la città di Merano nel “salotto buono europeo della raffinatezza” in cui passato, presente e futuro del vino e della gastronomia trovano spazio per il confronto, la conoscenza, l’incontro”. HK
Giorgia Di Biccari